Una delle note positive del diventare grandi è che continuando ad aggiungere giorni, mesi e anni alla propria età e alle proprie attività ed esperienze, si deve per forza cominciare a lasciare per strada qualcosa, e allora, dovendo mollare qualche zavorra, ci si interroga su cosa tenere e cosa no, e si capisce meglio per cosa non c’è (più) posto nella propria vita.
Nella mia non c’è posto per la politica che ormai è diventata (o magari lo è sempre stata, ma oggi di più) una questione di tifo, né più, né meno, con una squadra che vince, una che perde, e costantemente ci sono un tifosi che godono e tifosi che rosicano, e nemmeno si accorgono di essere nella stessa situazione.
Non c’è posto per chi si lamenta, sempre e comunque, perché il sistema non funziona ed è tutto un magna magna e bla bla bla.
Non c’è posto per i pensieri riguardanti le faccende che anche volendo non potrei cambiare.
Non c’è posto per chi non fa mai niente se non per tornaconto personale, ed inoltre è fermamente convinto che anche gli altri, tutti gli altri, siano così.
Non c’è posto per chi non ride, in primis di se stesso.
E non c’è posto per chi si mette in vedetta col cannocchiale, scruta il Mondo circostante e vede solo il marcio, non rendendosi conto che magari quello che è marcio è proprio il cannocchiale.