Se un libro o un film o un disco non sono stati di mio gradimento, la maggior parte delle volte me lo tengo per me. Un conto è recensire negativamente uno smartphone che si è rivelato meno performante di quanto esposto in descrizione o che si è rotto dopo una settimana, cosa che può essere utile per i potenziali futuri acquirenti, ben altra faccenda criticare un libro, un disco o un film solo perché non è piaciuto. Secondo me, ovviamente.
Di norma, non mi va.
Ma se mi andasse, scriverei di un libro (e-book, per essere precisi) che ho letto di recente che non ho apprezzato particolarmente. Non tanto per i contenuti, che essendo l’argomento “storia del mestiere del DJ”, oltretutto raccontata da voci più che autorevoli, era difficile che non mi andasse a genio, ma per la forma.
Scusate, vesto un attimo i panni del professorino.
Testo poco scorrevole, spesso verbi coniugati a cazzum (si può dire, no ?), foto a volte sfocate di locandine, articoli di giornali, magazine, ogni tanto 20 righe buttate lì da un ospite o elenchi di titoli e autori di tracce, più che un libro sembrava la versione impaginata (nemmeno troppo bene, a dirla tutta) di una serie di post Facebook presi a caso sulla bacheca di un DJ famoso.
E poi linea temporale completamente a zig zag, anni 70, poi 2000, poi 80, poi di nuovo 70, poi 90, veramente difficile da seguire.
Ecco, se mi piacesse fare recensioni negative, scriverei questo. Ma non voglio mancare di rispetto all’autore, il Maestro (così viene definito, e sicuramente lo è, nel djing, quindi respect ai massimi livelli), quindi questa recensione del libro “Come la musica ha cambiato la mia vita” di Piero Fidelfatti, su Amazon non finirà.
Ma sul mio blog sì. L’avete appena letta.