A livello lavorativo per me non è cambiato pressoché nulla. Sono uno smart worker informatico (al 95%, diciamo) da 10 anni ormai, quindi nulla di nuovo.
La clausura forzata ha bloccato determinate attività che facevano parte delle mie consuetudini, come a tutti, ma ne ha anche piacevolmente risvegliate altre che avevo messo (anche solo parzialmente) in standby.
E poi, approfittando della dilatazione di determinati momenti delle giornate e delle serate ho trovato anche il tempo per fare un po’ di palestra, ma non fisica, mentale.
Insomma, non flessioni ma riflessioni.
Ci sono cose che pensavo mi sarebbero mancate da morire e che invece non mi sono mancate per niente, e altre che sapevo fossero importanti, ma non pensavo così tanto.
Non posso dire di aver modificato la mia scala di priorità, quella è rimasta sostanzialmente invariata, diciamo che ho notato delle sfumature alle quali forse non avevo mai dedicato la necessaria attenzione.
Come tutti non ho la minima idea di quando si potrà tornare a quella che prima definivamo come normalità, in ogni caso credo che questo periodo surreale farà cambiare diverse cose, nelle nostre vite.
Credo che dovremo ridefinire almeno in parte noi stessi, nell’era post COVID-19.
E sinceramente non vedo l’ora di provare a capire come.