L’abitudine a tenere un diario iniziai a coltivarla in tenera età, quando lessi per la prima volta il Giornalino di Gianburrasca. Avevo 11 anni.
Quel rapporto così diretto e personale con le pagine di un quaderno al quale raccontare tutto, ma proprio tutto, mi piacque a tal punto da mettermi in testa di cominciare a tenerne un tutto mio. Il diario da cartaceo a un certo punto è diventato digitale, e alcuni scritti li trovate persino online (tipo questo).
Scrivendo ho messo su carta o in digitale così tante foto ai miei stati d’animo nel corso di questi ultimi 31 anni che se un domani dovessi redigere un autobiografia (già mi immagino le code in libreria per acquistare il prezioso manoscritto) mi basterebbe attingere dall’immensa mole di materiale conservata dei miei innumerevoli quaderni e files word.
Per ora non ci ho pensato (all’autobiografia intendo) ma mi piace un sacco ogni tanto andarmi a rileggere i miei scritti, anche di molti anni fa.
Per rendermi conto dei brutti momenti che ho passato. Per ricordare quelli più belli. E anche per compiacermi di come sotto molti aspetti sono riuscito a migliorarmi come mi ero prefissato.
Una rispolverata al passato che mi aiuta a capire come sono arrivato a questo presente.