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C’è una nave che affonda. Lo scafo è pieno di buchi e l’acqua entra, inesorabile, portando la nave a colare a picco. Nel frattempo sul ponte qualcuno continua a fregarsene e a comportarsi come se niente fosse. Come se a loro la faccenda non riguardasse.
Intanto dei volenterosi, volenti o nolenti, con ogni mezzo a disposizione cercano di mantenere a galla lo scafo. Prendono l’acqua che entra e con secchi, bacinelle e contenitori di ogni tipo la ributtano fuori per fare in modo che la nave resti a galla.
I responsabili dei buchi sullo scafo (o perlomeno di buona parte di essi) sono sul ponte che si godono il sole e il bel tempo. Ogni tanto si riuniscono controvoglia per cercare delle soluzioni a quello che sembra oramai essere il triste destino dell’imbarcazione. E invece di cercare il modo di chiudere i buchi (almeno qualcuno) che cosa fanno ? Si ingegnano per trovare il modo di fare lavorare e rendere di più coloro che svuotano lo scafo. Secchi più grossi, turni di lavoro più lunghi, caccia agli imboscati che invece di darsi da fare per buttare fuori l’acqua tentano di ritagliarsi qualche minuto per riposare.
Questa è l’Italia di oggi. La casta sul ponte e noi normali sotto, con i secchi. Ora, non so voi ma io di buttare fuori acqua ne ho i coglioni pieni. Allora, signori sul ponte, o cominciate a pensare a come chiudere qualche buco, oppure lasciate il posto a qualcuno che abbia voglia di farlo al posto vostro. Qualcuno che abbia davvero a cuore le sorti della nave. Mentre a voi non ve ne importa nulla, visto che anche se la nave affonda il posto sulle scialuppe ve lo siete già assicurato. (Grazie ai noi, naturalmente, che non avendo possibilità di scelta le abbiamo preparate, pur sapendo di non poterle utilizzare).
Questa è la situazione. E da un po’ di tempo volenterosi coi secchi cominciano ad averne abbastanza. Quindi signori sul ponte, finché continuate così non stupitevi se ogni tanto qualcuno di quelli con i secchi e le bacinelle quando vi incrocia vi insulta o vi mette le mani addosso. Un motivo c’è. Garantito.