In questi giorni mi sono riletto per intero il quaderno che scrissi quando ero militare nei Carabinieri a Genova. Un diario che trasuda amarezza per quell’anno buttato nel cesso, per tutta la durata della naja non sono riuscito ad accettare il fatto di essere obbligato a regalare dodici mesi della mie esistenza allo Stato. E così, per dirlo senza mezzi termini… non mi è passata un cazzo. Quelli che ne sanno mi avevano detto di prenderla con filosofia, che mi sarei pure divertito, ma prendere con filosofia le ingiustizie non è mai stato il mio forte.
Oltretutto all’epoca ero pure innamorato (ma proprio di brutto) non corrisposto di una ragazza che mi fece disperare non poco. Ero sempre in bilico tra il desiderio di dimenticarla e la speranza di conquistarla. Un tira e molla devastante.
Insomma non è una lettura molto allegra…
Però mi sono stupito di me stesso. Si parla di 16 anni fa. E scrivevo davvero molto bene. Per i miei standard si intende, non è che mi voglia paragonare a chissà quale scrittore, però rileggendomi sono riuscito a cogliere appieno il mio stato d’animo di allora.
Mi è sembrato quasi di rivedermi in camerata, con la puzza acre delle sigarette che ci fumavamo a iosa in stanza e il gusto dolce-amaro dei biscotti col cioccolato mangiati al pomeriggio, seduti sul letto, pur di mettere qualcosa sotto i denti dopo aver fatto la notte e dormito troppo per trovare la mensa ancora aperta.
Ho risentito il freddo scalpiccio delle scarpe d’ordinanza per i corridoi e pure le insulse urla di quei poveracci che ci comandavano.
Un bel salto nel passato.
Avevo le idee poco chiare… ma le esprimevo bene. Un pò come adesso.
Buonanotte.