Dogmi

Sono d’accordo sul fatto che per molti aspetti delle professioni del DJ e del conduttore radiofonico ci si debba adeguare ai tempi che cambiano, alle nuove tecnologie, a nuovi modi di proporre musica, o musica e voce insieme. È sacrosanto rinnovarsi e non restare aggrappati al passato, e capisco che si debba anche tener conto dei nuovi modi che ha il pubblico di approcciarsi alla pista da ballo o all’ascolto di una Radio.
Ma.
Punto primo : io credo che un DJ dovrebbe innanzitutto saper mixare, perché è mixando che si riesce a creare l’onda sonora adatta per far muovere chi sta in pista. Dovrebbe farlo sia seguendo il proprio gusto che contestualizzandolo all’ambiente nel quale si trova. Poi che usi pure, se vuole e lo sa fare, tutte le novità tecnologiche che possono rendere il suo show più godibile, ci mancherebbe, ma la base della grammatica del DJ è il mixaggio, poche storie.
Punto secondo : sono fermamente convinto che un conduttore radiofonico dovrebbe avere la possibilità di costruire il suo programma scegliendo personalmente la musica da proporre ed inventandosi (documentandosi e basandosi sul proprio carattere e sulla propria visione del Mondo) e poi interpretando (anche improvvisando, perché no) gli interventi in voce. Insomma, io credo che, a meno che il programma non sia basato esclusivamente sul talk, andare in onda con la scaletta musicale preparata da altri sia, mi si perdoni l’esagerazione, una bestemmia.
Magari, anzi probabilmente, ragiono da vecchio, da sorpassato, da nostalgico dei tempi che furono, però questi due che ho citato sono dogmi che a mio modo di vedere non possono essere messi da parte solo perché i tempi cambiano e bisogna fare le dovute concessioni alla modernità.
Insomma, questi due punti fanno parte della Costituzione del djing e della conduzione radiofonica.
Ignorarli non dovrebbe essere permesso.