40 anni fa, al suo primo Sanremo, Vasco venne preso a sberle dalla critica più conservatrice e attempata. Per il suo look un tantino trasandato, per la scarsa attenzione al sincronismo della voce con il pezzo registrato (all’epoca era obbligatorio il playback, a Sanremo), e per la cattiva idea di mettere in tasca il microfono in tasca per darlo al cantante successivo, microfono che a causa del cavo troppo corto gli cadde, facendo un tonfo sul palco dell’Ariston. Per questa ultima cosa si parlò addirittura di “scandalo” e pure di “sfregio” nei confronti del pubblico.
Mi pare che dopo la sua esibizione della prima serata Achille Lauro stia subendo suppergiù le stesse critiche. Escludendo le considerazioni sulla canzone e sull’interpretazione, che lascio volentieri a chi se ne intende di composizione e di canto, tutto il resto degli attacchi mediatici mi pare sia legato al torso nudo, al continuo accarezzare il giro vita dei pantaloni di pelle, ed allo pseudo battesimo finale.
Eh già, a Sanremo c’è spesso qualcuno/a che fa delle cose che gli adulti (o altri giovani, che però ragionano da adulti) condannano per “cattivo gusto”.
È successo a Celentano, per aver cantato 24 mila baci dando le spalle al pubblico, nel 1961, ad Anna Oxa per il suo look punk nel 1978, a Loredana Bertè col suo pancione finto nel 1986 ...
Oggi succede ad Achille, e tra 20 anni succederà a Miss Ca**o (transgender con la voce sia da uomo che da donna, che arriverà a Sanremo acclamata/o dai suoi followers virtuali della versione del metaverso di TikTok).
Indignata, la critica più conservatrice e attempata sbraiterà paonazza che era “meglio prima”.
Che sarebbe adesso.