Scorriamo sempre più velocemente le bacheche dei nostri social e questo ha portato per chi crea i contenuti da mostrare la necessità di usare due righe o una foto o un breve video ad effetto per attirare la nostra attenzione. Per costringerci a arrestare lo scroll. Il problema è che poi molti si fermano a quello. E basano una parte della loro percezione del mondo su un insieme di nozioni composte da “due righe, una foto, un breve video”. Visti perché l’ha deciso a monte un algoritmo, nemmeno casuale.
Quella è chiaramente una visione alterata, filtrata, purtroppo molto sovente basata su notizie finte, e spesso piuttosto distante dalla realtà. Quella realtà che è già difficilissimo conoscere approfondendo con la massima cura possibile le questioni, figuriamoci se possiamo pensare di trovarcela davanti pura e cristallina semplicemente grazie ad un continuo ed incessante movimento del pollice sullo smartphone seguito da qualche click o tap sullo schermo.
Ed è alterata anche la percezione de “gli altri”. Sui social riversiamo (chi più, chi meno) una parte di noi, e molti mostrano un lato piuttosto becero. Non si può negare che a giudicare da quel che si legge in tantissimi commenti e condivisioni parrebbe davvero di essere oramai destinati ad una triste deriva, come esseri umani.
Ma io penso che questa brutta sensazione vada presa con le molle.
Perché in fondo è basata sulla visione di un mondo (quello dei i social) che con la vita vera e reale delle persone c’entra solo in parte (e meno male).
Ed io voglio continuare a sperare, riguardo a chi mostra il proprio lato peggiore sui social, che in fondo sia meglio di quel che pubblica.