La morte non ha mai fatto particolarmente paura.
Mi fa molta più paura essere morto già da vivo, in quello stato di morte dell’anima che deriva dal fatto di non poter più fare (o non aver più voglia di fare) nessuna delle cose che ti fanno stare bene, che ti divertono, che ti appassionano. Quella morte a volte inconsapevole di chi non sa nemmeno perché si sveglia alla mattina. E che magari in fondo se potesse decidere preferirebbe non svegliarsi più. Un cosa terribile che accade purtroppo a tantissimi anziani, e a molti che magari hanno gravissimi problemi di salute. Mi spaventa parecchio di più una cosa del genere, della morte vera e propria.
Perché alla fin fine se pure dovessi morire domani me ne andrei soddisfatto per aver avuto una bella vita.
Piena di cose belle e meno belle, di grandi intuizioni ed enormi errori di valutazione, di progetti riusciti e sogni infranti, di giornate brillanti e di momenti opachi, e di tante, tante, tante risate, fatte e regalate.
Quello che era possibile realizzare facendo affidamento solo sulle mie forze e sulle mie capacità a grandi linee mi è riuscito. E anche piuttosto bene. Insomma, il bilancio finale oggi sarebbe in attivo, e pure di molto.
Poi ovviamente mi spiacerebbe non rivedere più tutti i miei cari e dover lasciare in sospeso (definitivamente) tutte le cose che ancora ho in mente di fare, che sono davvero tante. Dover dimenticare tutti gli scenari che mi sono immaginato per il prossimo futuro sarebbe un duro colpo. Ma alla fine, come ho sempre fatto, me ne farei una ragione, e arrivato dall’altra parte (ammesso che ce ne sia una) ricomincerei a intraprendere quello che da sempre mi riesce meglio : cercare qualcosa di bello da fare.