Il DDL Zan si chiama : “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. E contiene misure di inasprimento delle pene che dovrebbero contribuire a combattere le discriminazioni di quel genere. Chi lo disapprova sostiene che le attuali misure siano più che sufficienti.
Io credo che chi (come me) non appartiene ad una categoria discriminata non possa davvero, pur sforzandosi, capire fino in fondo quel che si prova ad essere (o sentirsi) penalizzati in quanto gay, o di colore, o disabile. E che quindi cosa è meglio o peggio fare riguardo a questa problematica andrebbe discusso da chi sa di cosa sta parlando.
Ma i personaggi pubblici hanno un megafono grande e qualcuno di loro decide di metterci la faccia, schierandosi. E in questo non ci sarebbe nulla di male, a mio modo di vedere.
Il problema è che quello che dicono viene puntualmente riutilizzato da chi fa politica di mestiere, che lo ricontestualizza e lo ricicla come combustibile per la propria macchina raccogli consensi.
E così quello che poteva diventare lo spunto per confronto costruttivo per la difesa dei diritti di TUTTI viene in breve sotterrato dalla consueta zuffa mediatica tra Tizio (e i sostenitori di Tizio) e Caio (e i sostenitori di Caio).
Ed è davvero un peccato che vada sempre a finire così.