Un paio di giorni fa in un post ho paragonato Facebook ad un bancone del bar, giusto per far capire che non mi pare sia il caso di dargli troppa importanza. Diciamo che era una visione di come (sempre secondo me, ovviamente) andrebbe considerato e utilizzato.
Naturalmente le differenze tra i due ambienti sono tante, e una delle principali è il fatto che al bancone del bar chi incontriamo e chi no lo decidiamo noi, o il caso, mentre sui social lo decide un algoritmo. Che ci fa vedere i contenuti in base ad uno studio approfondito dei nostri comportamenti sulla piattaforma, con un unico obiettivo : farci restare on line più tempo possibile.
Come spiega chiaramente “The social dilemma” il docu-film Netflix che racconta il mondo dei social visto da chi ha contribuito a realizzarli, e fa capire come noi utilizzatori di questi strumenti veniamo considerati.
Sui possibili effetti devastanti di questo modo di “utlizzarci” da parte di Facebook e tutti gli altri social il documentario è stato anche tacciato di essere eccessivamente pessimista, troppo vago e semplicistico.
Quello che penso io è che avere la consapevolezza di come funzionano i social non possa che aiutarci ad utilizzarli con più buon senso. E soprattutto a considerarli per quello che sono, cercando nel limite del possibile di non diventarne schiavi.
Facebook, YouTube, TikTok, Instagram, Twitter e tutti gli altri non sono il male assoluto.
Ma andrebbero frequentati avendo ben chiaro cosa rappresentiamo per loro.