Non lo so nemmeno io perché ho voluto fare il DJ, so solo che ad un certo punto me lo sono messo in testa e non c’è stato più verso di farmi cambiare idea.
Non so nemmeno dire a che livello sono arrivato, non saprei collocarmi in un punto preciso della “scala Mercalli” dei disc jockey. Tecnicamente non sono mai stato un mostro, diciamo che ero molto lineare nei mixaggi. La proposta musicale, beh, sempre molto commerciale, ma piuttosto vasta, e comunque ogni tanto qualche licenza da “alternativo” me la sono presa eccome.
E a condire tutti (e dico tutti) i miei set c’ho sempre messo la voce. A volte più a volte meno, ma il microfono è sempre stato essenziale per le mie “prestazioni”.
Il che probabilmente è stato il mio tratto distintivo, specie negli ultimi tempi, quando il DJ sia mixante che parlante è diventato merce rara.
Mi piace molto il fatto di constatare che ci sono migliaia di immagini nel feed Instagram dei miei ricordi in consolle e in quasi tutte sulla faccia ho dipinto il sorriso.
In questi ultimi mesi mi sono arrivati tanti messaggi di apprezzamento riguardanti quello che sono riuscito a fare come DEEJAYMAX, che mi hanno anche parzialmente stupito, perché da dietro il mixer non ci si rende conto fino in fondo di quel che effettivamente si riesce a trasmettere.
Tutti questi attestati di stima mi hanno fatto sinceramente commuovere, ed è stata la ricompensa migliore che potessi ricevere.